Tutto inizia
nel 1982, l'anno che segnerà la svolta nel passaggio
dall'informatica dell'ufficio e delle imprese all'informatica
di massa: quella degli home computer. Molti sono i produttori
in lizza per accaparrarsi fette del nuovo promettente
mercato ed altrettante sono le macchine commercializzate.
Non passeranno tre anni che molte di queste proposte
verrano abbandonate e dimenticate. Ma ci sono due compagnie
che meglio di altre sapranno sfruttare l'onda della
computer mania e che daranno vita alle due macchine
più note e diffuse. Da un lato la Commodore che
con il VIC-20 ha aperto nuove porte all' informatica
spostando sempre più in basso il prezzo ed il
target dell'utenza, dall'altro la Sinclair Research,
reduce da un successo commerciale senza precedenti nella
madrepatria, la Gran Bretagna, con i computer in kit
ZX80 e ZX81 destinati agli hobbisty. E' in quel 1982
che le due case presentano due macchine destinate a
fare la storia e a dividere il pubblico adolescenziale
in due fazioni, "commodoriani" e "sinclairisti",
quasi come solo il tifo calcistico avrebbe saputo fare.
Breve storia dello Spectrum
Lo Spectrum vede la luce per volontà
di Clive Sinclair nel 1982. Contrariamente a quanto
si crede, esso non è stato inventato o progettato
da Sinclair stesso; il futuro Sir Clive non era un ingegnere
ma un'intraprendente uomo d'affari che aveva ben compreso
il potenziale del nascente mercato informatico. Il principale
responsabile del progetto per la parte hardware fu Richard
Altwasser mentre Sinclair fu piuttosto l'artefice del
successo della macchina e l'ideatore delle specifiche
di massima. Da un'altro lato tuttavia, la sua forte
personalità finì a volte per imporre scelte
sbagliate che i suoi stessi ingegneri avversavano. Il
progetto di base considerava lo Spectrum come un massiccio
ampliamento del precedente ZX81 con le direttive, tipiche
della casa inglese, di cercare di risparmiare il più
possibile sui costi di sviluppo e componentistica in
modo da offrire al pubblico un prodotto a costi significativamente
più bassi della concorrenza favorendo così
la penetrazione dell'informatica di base nelle case
della gente comnune. Lo sviluppo del software di corredo
alla macchina, ovvero BASIC e sistema operativo, venne
affidato in outsourcing alla Nine Tiles che aveva già
curato lo sviluppo dei precedenti modelli serie ZX con
il preciso ordine di riutilizzare buona parte del codice
e delle soluzioni già adottate nello ZX81, spesso
inadatte al nuovo computer. Nonostante tutto la macchina,
una volta realizzata, poteva vantare una memoria di
tutto di rispetto pari a 48K in configurazione massima
ed una CPU molto diffusa ed utilizzata anche su tante
altre macchine dal costo nettamente superiore. Di contro
si limitò l'espandibilità ad una sola
porta e si optò per l'utilizzo di una piccola
tastiera a membrana, una soluzione poco pratica per
l'utente e forse una delle maggiori fonti di problemi
negli anni. Nonostante i ritardi nello sviluppo e nelle
consegne la macchina riuscì a catturare la montante
onda dell'home computing ed a divenire uno strepitoso
successo commericiale generando tutto un indotto tra
industria del software, riviste, periferiche eccetera.
Sebbene le sue caratteristiche grafiche e sonore non
fossero particolarmente sviluppate per la catergoria,
lo Spectrum si impose anche come macchina da gioco.
Come Sinclair stesso ebbe ad ammettere alcuni anni più
tardi, nella sua visione lo Spectrum non era stato concepito
per i videogiochi ma come macchina didattica dal design
semplice e basilare per insegnare i fondamenti dell'informatica
[1]. Ed infatti
era in qualche modo irritato dal fatto che i giovani
di fronte a questa opportunità passasero il tempo
a giocare a "Jet Set Willy" [2].
Declino
di un best-seller
Nonostante il successo iniziale i limiti
della macchina cominciarono a farsi sentire e dopo due
anni dal rilascio, nel 1984, ne venne introdotta una
nuova versione denominata Spectrum Plus. In realtà
l'aggiornamento riguardava solo il case e la tastiera
e niente era stato aggiunto all' hardware vero e proprio.
Inoltre le periferiche ufficiali della casa avevano
lasciato molti utenti insoddisfatti, costringendoli
a rivolgersi a terze parti per ottenere unità
più affidabili ed evolute. Di fronte al calo
delle vendite del 1985 a causa di rivali come Commodore,
Amstrad ed MSX, la Sinclair non seppe reagire: il suo
fondatore era troppo distolto da altri progetti come
la mini-tv e la mini-vettura elettrica C5, che si riveleranno
dei fallimenti clamorosi, e lo Spectrum perdeva sempre
più terreno rispetto agli agguerriti concorrenti.
Il tentativo di riportarlo a nuova vita venne fatto
troppo tardi con lo Spectrum 128. A causa di un'errata
politica commerciale la macchina venne introdotta nel
1986 e non, come avrebbe dovuto, nell' ultimo trimestre
del 1985 per catturare le vendite natalizie. Il successo
fu tiepido e la nuova versione non riscosse molta attenzione.
D'altra parte nuove macchine a 16 bit si profilavano
all' orizzonte e lo Spectrum 128 non portava niente
di particolarmente innovativo, limitandosi a cercare
di colmare il gap con i suoi concorrenti grazie all'introduzione
di un chip sonoro, una tastiera ed un editor finalmente
standard, una maggiore dotazione di porte. La Sinclair,
ormai con l'acqua alla gola, venderà la divisione
computer alla rivale Amstrad quello stesso anno. L'Amstrad
ridisegnerà esteticamente lo Spectrum apportandovi
anche alcune piccole migliorie e lo proporrà
come budget computer (computer economico) sotto il nome
di Spectrum +2 fino al 1990 circa. La macchina continuerà
ad avere ancora un mercato sopratutto nella madrepatria.
Ne verrà realizzata anche una versione con floppy
incorporato, denominata Spectrum +3, che non avrà
alcun successo.
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