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La maggior parte degli home
computer non nasceva come sistema completo ma come un insieme
da costruire pezzo per pezzo, lasciando all'utente la facoltà
di decidere quando e come espanderlo in base alle proprie esigenze.
La popolarità di Spectrum e C64 diede quindi vita ad
un fiorente mercato di periferiche capaci di soddisfare ogni
necessità. |
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Sinclair
Microdrive
Con l'introduzione dello Spectrum, la Sinclair aveva
annunciato la prossima presentazione di una nuova memoria di
massa specificatamente realizzata e nominata "microdrive".
Essa avrebbe dovuto rappresentare l'alternativa al classico
registratore a cassette, l'equivalente di un floppy drive per
gli utenti Spectrum. Bisogna anzitutto premettere che nella
produzione di casa Sinclair il fattore economico era sempre
stato centrale. Ci si sforzava di trovare soluzioni a basso
costo per tenere il prezzo dei computer al di sotto dei concorrenti
e favorire una diffusione informatica di massa. Il risultato
fu una serie di soluzioni a volte innovative, ma sfortunate,
a volte fatte di pesanti compromessi che, se a prima vista potevano
sembrare non esservi, ben presto si rivelarono mettendo in luce
i loro limiti. I microdrive in realtà non erano vere e proprie
unità a dischetti ma utilizzavano un nastro in loop continuo,
molto più veloce di un normale registratore [1].
Uno dei punti di forza dei microdrive era sicuramente la velocità
di trasferimento, dichiarata di 16K al secondo. L'altro era
il prezzo contenuto, tipicamente un microdrive veniva a costare
un terzo od anche un quarto di un normale floppy drive. Questi
vantaggi erano però vanificati da pesanti ombre. La prima
è quella della velocità. Per quanto molto buona
essa si riferiva a condizioni ottimali, nelle quali raramente
un microdrive si trovava ad operare. Essendo una unità
a nastro infatti, il tempo di caricamento poteva variare a seconda
di dove si trovavano i blocchi dati. Se la testina era posizionata
subito dopo il dato da caricare era necessario scorrere l'intero
nastro. L'eventuale spezzettamento dei dati, dovuto ad esempio
ad operazioni di cancellazione e ri-salvataggio sullo stesso
microdrive acuiva questo problema. A ciò bisognava aggiungere
il tempo di accesso effettivo, non sempre contenuto, e lo stato
di usura del nastro che poteva portare ad ulteriori rallentamenti.
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Microdrive, Interface
1 e micro cartuccia
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Proprio l'usura era causa
di uno dei maggiori inconvenienti dei microdrive: la scarsa
affidabilità, da sempre la spina nel fianco di queste
unità, che portavano ad una precoce usura del nastro
e ad uno stretching dello stesso il quale finiva per allungarsi
leggermente con conseguenze per i dati registrati che possiamo
facilmente immaginare. Alcuni utenti finirono persino per lamentare
che a causa di piccole differenze nella velocità di ogni
microdrive, le cartucce registrate con una unità potessero
risultare incompatibili con un'altra [2].
Se da un lato le vendite dei microdrive furono comunque discrete,
forti anche di una scelta obbligata, dall'altro gli utenti Spectrum
finirono per pagare a questa "innovazione" un tributo
assai pesante. A causa dei problemi di cui sopra infatti, ben
poche software house optarono per rilasciare i propri programmi
su microdrive. Inoltre il prematuro annuncio della Sinclair
(ben un'anno prima che i microdrive fossero effettivamente disponibili,
e quasi due anni prima che la disponibilità raggiungesse
livelli accettabili) inibì altre compagnie dal presentare
alternative credibili per lungo tempo, e quando ciò accadde,
il popolo di sinclairisti si ritrovò di fronte ad una
miriade di unità di diversi produttori, tutte incompatibili
tra loro [3]. Ciò
finì col sancire, quale che fosse la scelta, la definitiva
rinuncia ad uno standard di mercato ed una cronica assenza di
software su supporti veloci, lasciando così lo Spectrum
per sempre indissolubilmente legato alle cassette. L'uso che
gli utenti finirono per fare di queste unità fu quasi
unicamente come archivio per i propri programmi e dati. La trasposizione
di software commerciale sui diversi supporti era lasciata all'utente
finale, e non sempre era un operazione agevole, quando non impossibile
a causa delle variazioni nella mappa di memoria dovute al collegamento
dei drive e al necessario rilocamento di programmi pensati per
caricare da nastro [4].
L'ultimo, ma non certo meno importante, fattore da tenere in
considerazione è il fattore costo. Per collegare il microdrive
era infatti necessario acquistare la Sinclair Interface 1, il
cui costo era pari a quello del microdrive stesso. Sebbene il
prezzo complessivo restasse ampiamente al di sotto di un normale
floppy drive (circa la metà), il vero tallone di Achille
stava nei supporti. Alla loro introduzione il costo di una singola
cartuccia era di circa 15.000 Lire. In seguito fu ribassato
fino a portarlo intorno alle 8.000 Lire, ma anche così
il costo medio per Kilobyte rimaneva assai elevato. Al costo
di 3.000 Lire infatti un normale dischetto forniva 170K di capacità
ovvero il doppio della capacità effettiva di una cartuccia
per microdrive (circa 85K), ed aprendo una seconda finestra
di lettura sul secondo lato la capacità poteva essere
portata a ben 340K complessivi. Stante la scarsa affidabilità
dei microdrive, la necessità di tenere backup dei propri
dati poteva portare ben presto a costi di gestione elevati. |
Sinclair
Interface 1 e Interface 2
Si tratta di due
interfacce rilasciate dalla Sinclair. La prima è
un'addon obbligatorio per connettere i microdrive e
fornisce anche la possibilità di gestire una
rete locale di Spectrum, possibilità però
raramente, se non mai, utilizzata. La Interface 1 rappresenta
anche il completamento della ROM dello Spectrum. Quando
infatti tale computer fu presentato, le sue ROM erano
ancora incomplete nella parte I/O. Ciò avrebbe
dovuto riguardare solo i primi esemplari e l'idea era
quella di fornire in seguito un'upgrade gratuito agli
acquirenti della prima ora. Ma l'inaspettato successo
dello Spectrum colse il suo ideatore impreparato e la
macchina finì per venir prodotta in massa con
le ROM incomplete, fornendo poi il naturale completamento
in un interfaccia aggiuntiva. La Interface 2 mirava
invece a colmare la mancanza di porte joystick e di
uno slot per cartucce. Tali cartucce ebbero scarso successo
ed oggi sono molto rare anche tra i collezionisti. All'epoca
della sua uscita esistevano già valide e più
economiche alternative alla Interface 2, come l'interfaccia
Kempston per singola porta joystick o la successiva
Protek. Queste interfacce non erano sempre compatibili
tra loro ed era necessario verificare che i giochi acquistati
le supportassero.
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Sinclair
Interface 2 ed una rara cartuccia gioco
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ZX
Printer
La Sinclair scelse
di non introdurre mai una specifica stampante per lo
Spectrum. L'unico modello della casa disponibile era
la piccola ZX Printer, in origine sviluppata per lo
ZX81 e compatibile con lo Spectrum. Questa stampantina
venne ritirata dal mercato nel 1984. Era curiosa, simpatica,
a tratti anche interessante, ma va riguardata per quel
che è: poco più di un giocattolo. Si trattava di una
piccolissima stampante realizzata con strettissimi criteri
di economicità, con una qualità di stampa ridotta e
vincolata ad una speciale carta argentata larga 10 centimetri
(poco più di una calcolatrice a rullo). Presentava un
connettore a 21 poli che obbligava a rimuovere la stampante
nel caso si volessero adoperare altre interfacce esterne
dotate del connettore classico a 28+28 poli, inoltre
il cavo di collegamento era inferiore ai 10 cm in quanto
essendo l'unità non dotata di buffer, un cavo
più lungo non poteva funzionare. Utilizzava un metodo
molto particolare per stampare, bruciando mediante scintille
lo strato argentato della carta con il difetto che la
notevole quantità di polvere nera prodotta in breve
tempo poteva finire per imbrattare tutta la stampante
e provocare un notevole scadimento della qualità di
stampa. Il tutto era sensibile
ad eventuali imperfezioni del meccanismo di trascinamento,
che essendo tutt' altro che perfetto comportava che
dopo un pò la stampa divenisse tremolante [5].
Si trattava in definitiva di una stampante da hobbysti
con un budget ridotto, utile al più per stampare
listati e piccoli grafici.
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Il
registratore a cassette
La rivoluzione informatica destinata a portare
il computer nella casa della gente comune richiedeva non
solo la diffusione delle unità centrali, ma anche
un'analoga diffusione di periferiche di memorizzazione.
In un epoca in cui un disk drive poteva costare come e
più del computer stesso la scelta di utilizzare
media poco tecnologici e molto economici come le normali
audiocassette fu quanto mai appropriata. Il registratore
a cassette era la prima, tipica periferica che si collegava
al computer e permetteva la memorizzazione di ampie quantità
di dati. Lo scotto da pagare era la lentezza e la limitazione
che derivava dall'uso di una unità ad accesso sequenziale.
Lo Spectrum era fornito di due connettori audio (ingresso
ed uscita) per il collegamento di un normale registratore
musicale. Sebbene siano stati prodotti registratori specifici
mirati all'utilizzo con gli home computer, la maggior
parte dei comuni registratori andava bene e la scelta
era lasciata all'utente. Anche per tali motivi, non venne
mai posto in vendita uno specifico registratore Sinclair.
La velocità di caricamento era ottima, compresa
tra 1200 e 1500 baud. La velocità di per se elevata
poneva però problemi di affidabilità e senza
una buona cura di cassette e registratore era tutt'altro
che difficile imbattersi nell'infausto "R Tape Loading
Error". Fin dall'epoca dei PET la Commodore commercializzava
un registratore dati dedicato, il cosiddetto Datassette.
Esso era tipicamente il primo gadget che si acquistava
insieme ad un computer Commodore e chi proveniva dal vecchio
VIC-20 poteva riutilizzarne il registratore. Era infatti
per motivi di compatibilità, con un occhio di riguardo
a chi era già utente Commodore, che il Datassette
era stato adottato anche per il nuovo Commodore 64. Uno
dei principali difetti del Datassette era la sua lentezza.
La scelta di sacrificare la velocità per migliorare
l'affidabilità comportava che, oltre a vari altri
check e segnali di sincronizzazione, i dati venissero
registrati due volte all'interno del nastro, dimezzando
la velocità ottenibile. Se nel VIC-20, stante la
dimensione ridotta dei programmi, il problema era poco
avvertito, sul C64 poteva divenire fastidioso. In realtà
non era il Datassette stesso a costituire un problema,
quanto le routine ed il formato di scrittura dei dati.
Modificando queste routine era possibile ottenere velocità
di caricamento assai superiori. Fin dal 1983 cominciarono
ad apparire i cosiddetti turbo tape, programmi che modificando
le routine in ROM raddoppiavano, triplicavano o moltiplicavano
la velocità di caricamento. Dal punto di vista
dei programmi commerciali, ogni casa finì per adottare
un suo loader veloce, con i migliori che divennero poi
anche i più utilizzati. Anche per lo Spectrum vennero
realizzati diversi turbo loader, sebbene l'incremento
di una velocità di trasferimento già di
per se elevata comportasse ancora maggiore attenzione
e l'affidabilità divenisse critica. Mediamente
la maggior parte dei giochi e programmi su nastro per
le due macchine caricavano in un tempo simile, valutabile
in alcuni minuti, di solito da 3 a 6 a seconda della lunghezza
del programma. Con il diffondersi del C64 apparvero diversi
cloni del Datassette, generalmente proposti ad un prezzo
inferiore, ed interfacce per poter collegare normali registratori
audio. |
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Registratore
WH Smith
per Spectrum
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Commodore
1531 Datassette
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Registratore
Phonemark per Commodore 64
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Periferiche
Commodore per C64
A differenza della Sinclair, la Commodore si preoccupò
di dotare il C64 di un'ampia gamma di periferiche che consentissero
di affiancare all'utilizzo hobbystico anche quello semiprofessionale.
La compatibilità con le periferiche delle macchine esistenti
(quasi in toto con il VIC-20, in parte con i PET) e di quelle
a venire (come il Commodore 128 e più in generale tutte
le unità con bus seriale CBM) rendeva disponibile un
buon parco accessori continuamente rinnovato dalla comparsa
di nuovi modelli che mantenevano la compatibilità con
il C64. Oltre al Datassette ed al drive 1541, che tratteremo
successivamente, lungo l'arco della vita del C64 la Commodore
rese disponibili numerose stampanti di buona qualità,
tutte ad 80 colonne, testuali, grafiche e persino a colori.
Poste in vendita nei primi anni furono la MPS-801, MPS-802 ed
MPS-803, seguite dalla serie 1200 con alcuni modelli che integravano
sia la seriale CBM che la parallela Centronics permettendone
l'uso sul Commodore 64 e sull'Amiga. Grazie a specifici accordi
alcuni modelli erano appositamente realizzati da produttori
specializzati come Okimate o Seikosha. Repackaging della Okimate
10 era ad esempio la MCS-810, stampante grafica a colori. Disponibili
anche MCS-801, sempre a colori, e DPS-1101 stampante a margherita.
Da non dimenticare il piccolo ma interessante plotter a 4 colori
Commodore 1520. |
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Alcune delle stampanti
Commodore disponibili per C64
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Tra le altre periferiche commercializzate dalla Commodore
trovavamo una serie di modem quali il 1650 e 1660 a 300 baud
seguiti dal 1670 a 300/1200 baud, Hayes compatibile, più
alcune versioni localizzate per l'utilizzo con specifici servizi,
il Compunet Modem da 1200 baud per il servizio Compunet in
Gran Bretagna, il BTX-II Decoder in Germania, l' Adattatore
Telematico in Italia. Disponibili anche monitor con ingressi
compositi e Y/C tra i quali ricordiamo i Commodore 1701, 1702,
1801, 1802 e 1901/1902 con in più ingresso RGB per
poter essere utilizzati anche con Commodore 128 e Amiga. Con
l'arrivo di GEOS furono rilasciati anche i mouse Commodore
1350 e 1351. Altre interessanti periferiche ed espansioni
comprendevano uno sfortunato modulo per il CP/M, tre espansioni
di memoria della serie 1700 per realizzare RAM disk da 128,
256 o 512 Kilobytes, modulo sintetizzatore vocale Magic Voice,
modulo sintetizzatore musicale Sound Expander per espandere
le capacità del SID, modulo campionatore Sound Sampler,
e dei canonici controller paddle e joystick.
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I
disk drive Commodore
La storia del primo disk drive per Commodore
64 è abbastanza controversa e affonda le sue radici
nella realizzazione del precedente VIC-20. All'epoca della
progettazione del piccolo VIC, nel 1980, si era optato
per un unità a dischi seriale, in modo da non far
levitare troppo il prezzo di tale periferica che normalmente,
su computer dal costo assai più elevato, era di
tipo parallelo. La gestione del bus seriale era affidata
all'integrato 6522 VIA. Purtroppo in fase avanzata di
realizzazione fu scoperto un bug in questo chip che rese
necessario rallentare il drive per ottenere un corretto
funzionamento. Si trattava comunque di un problema poco
sentito, considerata la minor dimensione dei programmi
per VIC-20. Nel C64, che montava i nuovi 6526, tale bug
era stato risolto e gli ingegneri della Commodore avrebbero
potuto e voluto portare la velocità a livelli assai
più elevati. Ma a questo punto il reparto marketing
intervenne e decretò che la compatibilità
con il VIC-20 era prioritaria. In tal modo i vecchi utenti
che fossero migrati al C64 avrebbero potuto mantenere
il loro floppy drive mentre i nuovi avrebbero potuto avvalersi
di un drive già disponibile sul mercato. Tale modello
era il VIC-1541. Tuttavia, poiché la causa prima
del rallentamento del 1541 era scomparsa, il mantenimento
della compatibilità comportò un abbassamento
della velocità di trasferimento a livelli persino
inferiori a quelli del VIC-20, finendo per attestarsi
intorno ai 4-500 Byte al secondo. Poco dopo, revisionato
con un nuovo case in stile col C64, venne reso disponibile
il Commodore 1541, il drive che avrebbe accompagnato migliaia
di Commodore 64. |
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Commodore
VIC-1541
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Commodore
1541
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Esempio
di dischetti
di giochi ed applicativi
originali per Commodore 64
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Nonostante il problema iniziale
della lentezza, il 1541 ebbe grande successo. Perche?
I motivi principali risiedono in tre parole: affidabilità,
versatilità, standard. Il 1541 era una unità
robusta ed affidabile, costruita con meccanica ALPS e
dotata del suo alimentatore interno, non dipendeva per
niente dal computer. Assai meno sensibile al disallineamento
dei suoi successori, se trattato col dovuto rispetto e
sottoposto ad una pulizia periodica della testina poteva
lavorare instancabilmente senza fare mai una piega, tanto
che molti 1541 risultano perfettamente funzionanti ancora
oggi, a distanza di vent'anni. Versatile, proprio per
come era stato costruito, apparteneva alle cosiddette
"periferiche intelligenti". Dotato di un suo
processore interno, una sua RAM ed una sua ROM, era praticamente
un secondo computer che non pesava assolutamente sul C64
al quale veniva collegato, lasciandolo libero di dedicarsi
ad altri compiti durante i caricamenti. Il DOS in ROM
lo rendeva pronto all'uso all'accensione, mentre mediante
appositi comandi poteva essere programmato dall'utente,
memorizzando il codice nei 2K di RAM interna. Una volta
programmato poteva perfino formattare o copiare dischetti
per conto proprio o con un secondo 1541, entrambi fisicamente
scollegati dal computer. La possibilità di utilizzare
4 tipi diversi di file (programma, utente, sequenziale
e relativo) lo rendeva idoneo a memorizzare documenti
ed archivi organizzati in record e campi realizzando versatili
database su disco. Disponibile fin dall'inizio, il 1541
si diffuse velocemente tra gli utenti del C64 negli U.S.A.
ed ebbe una buona penetrazione anche in Europa, specialmente
Germania, ma anche Gran Bretagna, Scandinavia e Italia,
fino a divenire l'unita a dischetti standard per il Commodore
64. A differenza dello Spectrum, ciò permise lo
sviluppo in massa di giochi e applicativi basati su disco,
più versatili, più complessi e di maggiori
dimensioni rispetto alle controparti su cassetta. Utilizzando
normali dischetti da 5"1/2 da 170K, facilmente raddoppiabili
in capacità, permetteva agli utenti di disporre
di media economici e standard per lo scambio di dati e
programmi e schiudeva loro un nuovo mondo di software
ludico e professionale. |
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Ma c'è un aspetto in più
che è importante esaminare. Tornando alla velocità
di trasferimento, si deve precisare che il limite non è
nell'hardware. Sia il 1541 che il C64 sono infatti in grado
trasferire dati a velocità ben superiori a 10K al secondo.
Il rallentamento era determinato dal protocollo software utilizzato,
protocollo che, ricordando le caratteristiche del C64, era possibile
modificare o sostituire. Ben presto cominciarono ad apparire
soluzioni che risolvevano semplicemente in software il problema
della velocità, affiancate da soluzioni hardware ancora
più performanti. I modi per velocizzare il drive erano
in pratica quattro: con un programma su disco, con un programma
su cartuccia, con kit di sostituzione delle ROM, con interfacce
parallele. I primimissimi ad apparire furono una serie di programmini
chiamati Turbo Disk o Fast Loader, programmi che piano piano
si diffusero anche all'interno di giochi e prodotti commerciali
sotto forma di caricatori. I più semplici incrementavano
la velocità di circa il 400%. Molti di questi programmi
vennero commercializzati anche su cartuccia, in modo da essere
sempre disponibili all'accensione. Una delle prime ad apparire
fu la Epyx Fast Load già dal 1984. Essa conteneva anche
comandi aggiuntivi per la gestione del disco ed un monitor di
sistema. Molte di queste cartucce venivano realizzate anche
da negozi di informatica locali, spesso riempite di tool come
programmi di copia, gestione dischi, comandi aggiuntivi, turbo
tape, e perfino word processor. Ricordiamo ad esempio la ES-9
della Electronics Service, la Turbo Disk 64 della Softcom, la
Turbo DOS importata dalla Computerhouse [6].
Gli incrementi di velocità di queste prime cartucce erano
nell'ordine del 500-600%. La seconda generazione portò
sviluppi ancora più interessanti e tra esse spicca la
serie delle Action Replay, cartucce freezer dalle innumerevoli
funzioni. Il loro caricatore turbo incrementava la velocità
del 1541 fino a 10-11 volte. Ma salvando in uno specifico formato
era possibile utilizzare il Warp 25, loader custom che portava
la velocità a quasi 10K al secondo e che poteva essere
salvato su dischetto insieme ai programmi svincolando così
l'utente dalla cartuccia. Ciò significava che programmi
di ad esempio 30-40K caricavano in meno di 5 secondi, e davvero
non si avvertiva l'esigenza di ulteriori incrementi. Altre soluzioni
riguardavano il montaggio di kit, generalmente eprom, che sostituivano
le ROM del C64 e del 1541, realizzando così un vero e
proprio upgrade delle macchina con un nuovo kernal e nuove routine
di trasferimento, generalmente attivabili tramite un interruttore.
Si poteva infine arrivare ad una "parallelizzazione"
del 1541 mediante speciali kit comprensivi di eprom e cavo di
interfaccia parallelo. Ricordiamo prodotti come SpeedDOS e Dolphin
DOS in grado di accellerare le operazioni di 10-20 volte, ed
il famoso Jiffy DOS che lavorava su bus seriale. Inutile dire
che tutti questi sistemi mantenevano la compatibilità. |
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La cartuccia
Epyx Fast Load
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Stampante
Alphacom 32
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Drive
Oceanic OC-118
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Periferiche
di terze parti
La produzione di periferiche di terze parti
sia per lo Spectrum che per il Commodore 64 è vastissima
ed è praticamente impossibile analizzarla tutta.
Essa coinvolgeva dalle grandi compagnie ai negozi di informatica,
magari con un piccolo laboratorio dove sviluppare semplici
interfacce, alle riviste di elettronica che proponevano
progetti e kit. Per il C64 venivano prodotte interfacce
di ogni tipo, parallele Centronics, interfacce IEEE488,
interfacce MIDI, tastiere musicali, digitalizzatori, programmatori
di eprom, sistemi di sintesi vocale, tavolette grafiche,
penne ottiche, mouse, tastierini numerici, streamer, hard
disk, modem, accessori per radioamatori, schede multi
cartuccia, perfino sistemi di domotica, bracci robot e
molto altro. Molti di questi gadget trovavano un loro
corrispettivo sullo Spectrum, anche se buona parte delle
periferiche si concentrava nel risolvere i limiti della
macchina e quindi molti produttori realizzavano tastiere
aggiuntive e interfacce joystick. Tra le tante, ci soffermiamo
solamente su due importanti periferiche come i disk drive
e le stampanti. Nonostante la sua popolarità, il
parco stampanti direttamente collegabili allo Spectrum
è rimasto sempre molto ridotto. Non erano molti
infatti i produttori che realizzavano stampanti interfacciabili
al connettore di espansione dello Spectrum, in genere
gli utenti in cerca di stampanti serie dovevano rivolgersi
a modelli paralleli Centronics o seriali RS-232. Questo
comportava l'acquisto di una ulteriore interfaccia esterna
per il collegamento. Tra le poche stampanti immediatamente
utilizzabili con lo Spectrum ricordiamo le piccole Seikosha
GP-50S e Alphacom 32 termica, oggetti sicuramente superiori
alla vecchia ZX Printer ma ancora lontani dalla qualità
di una normale 80 colonne. Al contrario, molte furono
le stampanti proposte per il Commodore 64 dotate di connettore
seriale CBM e quindi subito utilizzabili. Produttori come
Alphacom, Blue Chip Electronics, Cardco, C. Itoh, Epson,
Ergo Systems, Leading Edge, Okidata, Star Micronics, Seikosha,
Riteman ed altri avevano in catalogo le loro proposte
per gli utenti del C64, tutte stampanti ad 80 colonne
e qualche volta, come nel caso della Riteman C+, perfino
132 colonne! [7]
[8]. Per quanto riguarda i disk drive,
la delusione dovuta ai microdrive fece nascere negli utenti
Spectrum una domanda di memorie di massa affidabili, alla
quale molti produttori risposero positivamente. Nomi come
Opus, Disciple, Beta Disk divennero familiari a chi voleva
orientarsi verso un vero disk drive. A volte si trattava
solo di interfacce per poter collegare drive da acquistare
a parte, a volte di veri e propri sistemi integrati non
solo completi di interfaccia, ma anche ulteriori porte.
Si pensi alla Opus Discovery che integrava drive da 3"1/2,
interfaccia, porta parallela per stampante, porta joystick
e connettore monitor. In italia ricevettero una certa
attenzione le unità Sandy-Fieci. Si trattava di
periferiche affidabili, molto veloci ma che avevano il
loro costo, ben superiore a quello dei piccoli microdrive.
Il kit Sandy ad esempio, nella versione con capacità
da 100K per disco, costava nel 1984 oltre 700.000 Lire.
Nessuna di queste unità ebbe una diffusione in
grandi numeri. Si trattava purtroppo di modelli rigorosamente
incompatibili tra loro, con scarso, se non nullo, supporto
da parte dei produttori di software e spesso relegate
a mezzi di archiviazione personale. La maggioranza degli
utenti Spectrum, come già osservato, restò
sempre forzatamente legata al software su cassetta. Sul
versante Commodore, la presenza fin da subito di un disk
drive standard e di semplici metodi per superare l'inconveniente
della lentezza rese la domanda di unità alternative
assai minore. La stessa Commodore comunque, provvedette
ad immettere sul mercato altre unità quali il l'SFD
1001 parallelo da 1 MB, il 1570, il 1541-II e il 1581
da 3"1/2 e 800K. Anche alcuni altri produttori immisero
sul mercato drive specifici per Commodore 64, generalmente
più compatti e veloci del 1541. Ricordiamo il Roctec
RF512C, gli Oceanic OC-118 e OC-168, l' Indus GT ed i
drive MSD singolo e doppio. |
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Riferimenti
[1]
Microdrives and Interface 1, The Speccy Zone
[2] Sinclair User, giugno 1984
[3],[4] Racing to the Tape,
Sinclair User, dicembre 1984
[5] MC Microcomputer, ottobre 1984
[6] MC Microcomputer, novembre 1985
[7] MC Microcomputer, luglio 1985
[8] COMPUTE!'s Gazette, marzo 1985 |
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