ITALIA  
 
Commodore 64 vs. Sinclair Spectrum :: Periferiche ed Espansioni
 
 
La maggior parte degli home computer non nasceva come sistema completo ma come un insieme da costruire pezzo per pezzo, lasciando all'utente la facoltà di decidere quando e come espanderlo in base alle proprie esigenze. La popolarità di Spectrum e C64 diede quindi vita ad un fiorente mercato di periferiche capaci di soddisfare ogni necessità.
 
Sinclair Microdrive

Con l'introduzione dello Spectrum, la Sinclair aveva annunciato la prossima presentazione di una nuova memoria di massa specificatamente realizzata e nominata "microdrive". Essa avrebbe dovuto rappresentare l'alternativa al classico registratore a cassette, l'equivalente di un floppy drive per gli utenti Spectrum. Bisogna anzitutto premettere che nella produzione di casa Sinclair il fattore economico era sempre stato centrale. Ci si sforzava di trovare soluzioni a basso costo per tenere il prezzo dei computer al di sotto dei concorrenti e favorire una diffusione informatica di massa. Il risultato fu una serie di soluzioni a volte innovative, ma sfortunate, a volte fatte di pesanti compromessi che, se a prima vista potevano sembrare non esservi, ben presto si rivelarono mettendo in luce i loro limiti. I microdrive in realtà non erano vere e proprie unità a dischetti ma utilizzavano un nastro in loop continuo, molto più veloce di un normale registratore [1]. Uno dei punti di forza dei microdrive era sicuramente la velocità di trasferimento, dichiarata di 16K al secondo. L'altro era il prezzo contenuto, tipicamente un microdrive veniva a costare un terzo od anche un quarto di un normale floppy drive. Questi vantaggi erano però vanificati da pesanti ombre. La prima è quella della velocità. Per quanto molto buona essa si riferiva a condizioni ottimali, nelle quali raramente un microdrive si trovava ad operare. Essendo una unità a nastro infatti, il tempo di caricamento poteva variare a seconda di dove si trovavano i blocchi dati. Se la testina era posizionata subito dopo il dato da caricare era necessario scorrere l'intero nastro. L'eventuale spezzettamento dei dati, dovuto ad esempio ad operazioni di cancellazione e ri-salvataggio sullo stesso microdrive acuiva questo problema. A ciò bisognava aggiungere il tempo di accesso effettivo, non sempre contenuto, e lo stato di usura del nastro che poteva portare ad ulteriori rallentamenti.
Microdrive, Interface 1 e micro cartuccia
Proprio l'usura era causa di uno dei maggiori inconvenienti dei microdrive: la scarsa affidabilità, da sempre la spina nel fianco di queste unità, che portavano ad una precoce usura del nastro e ad uno stretching dello stesso il quale finiva per allungarsi leggermente con conseguenze per i dati registrati che possiamo facilmente immaginare. Alcuni utenti finirono persino per lamentare che a causa di piccole differenze nella velocità di ogni microdrive, le cartucce registrate con una unità potessero risultare incompatibili con un'altra [2]. Se da un lato le vendite dei microdrive furono comunque discrete, forti anche di una scelta obbligata, dall'altro gli utenti Spectrum finirono per pagare a questa "innovazione" un tributo assai pesante. A causa dei problemi di cui sopra infatti, ben poche software house optarono per rilasciare i propri programmi su microdrive. Inoltre il prematuro annuncio della Sinclair (ben un'anno prima che i microdrive fossero effettivamente disponibili, e quasi due anni prima che la disponibilità raggiungesse livelli accettabili) inibì altre compagnie dal presentare alternative credibili per lungo tempo, e quando ciò accadde, il popolo di sinclairisti si ritrovò di fronte ad una miriade di unità di diversi produttori, tutte incompatibili tra loro [3]. Ciò finì col sancire, quale che fosse la scelta, la definitiva rinuncia ad uno standard di mercato ed una cronica assenza di software su supporti veloci, lasciando così lo Spectrum per sempre indissolubilmente legato alle cassette. L'uso che gli utenti finirono per fare di queste unità fu quasi unicamente come archivio per i propri programmi e dati. La trasposizione di software commerciale sui diversi supporti era lasciata all'utente finale, e non sempre era un operazione agevole, quando non impossibile a causa delle variazioni nella mappa di memoria dovute al collegamento dei drive e al necessario rilocamento di programmi pensati per caricare da nastro [4]. L'ultimo, ma non certo meno importante, fattore da tenere in considerazione è il fattore costo. Per collegare il microdrive era infatti necessario acquistare la Sinclair Interface 1, il cui costo era pari a quello del microdrive stesso. Sebbene il prezzo complessivo restasse ampiamente al di sotto di un normale floppy drive (circa la metà), il vero tallone di Achille stava nei supporti. Alla loro introduzione il costo di una singola cartuccia era di circa 15.000 Lire. In seguito fu ribassato fino a portarlo intorno alle 8.000 Lire, ma anche così il costo medio per Kilobyte rimaneva assai elevato. Al costo di 3.000 Lire infatti un normale dischetto forniva 170K di capacità ovvero il doppio della capacità effettiva di una cartuccia per microdrive (circa 85K), ed aprendo una seconda finestra di lettura sul secondo lato la capacità poteva essere portata a ben 340K complessivi. Stante la scarsa affidabilità dei microdrive, la necessità di tenere backup dei propri dati poteva portare ben presto a costi di gestione elevati.

Sinclair Interface 1 e Interface 2

Si tratta di due interfacce rilasciate dalla Sinclair. La prima è un'addon obbligatorio per connettere i microdrive e fornisce anche la possibilità di gestire una rete locale di Spectrum, possibilità però raramente, se non mai, utilizzata. La Interface 1 rappresenta anche il completamento della ROM dello Spectrum. Quando infatti tale computer fu presentato, le sue ROM erano ancora incomplete nella parte I/O. Ciò avrebbe dovuto riguardare solo i primi esemplari e l'idea era quella di fornire in seguito un'upgrade gratuito agli acquirenti della prima ora. Ma l'inaspettato successo dello Spectrum colse il suo ideatore impreparato e la macchina finì per venir prodotta in massa con le ROM incomplete, fornendo poi il naturale completamento in un interfaccia aggiuntiva. La Interface 2 mirava invece a colmare la mancanza di porte joystick e di uno slot per cartucce. Tali cartucce ebbero scarso successo ed oggi sono molto rare anche tra i collezionisti. All'epoca della sua uscita esistevano già valide e più economiche alternative alla Interface 2, come l'interfaccia Kempston per singola porta joystick o la successiva Protek. Queste interfacce non erano sempre compatibili tra loro ed era necessario verificare che i giochi acquistati le supportassero.

Sinclair Interface 2 ed una rara cartuccia gioco

ZX Printer

La Sinclair scelse di non introdurre mai una specifica stampante per lo Spectrum. L'unico modello della casa disponibile era la piccola ZX Printer, in origine sviluppata per lo ZX81 e compatibile con lo Spectrum. Questa stampantina venne ritirata dal mercato nel 1984. Era curiosa, simpatica, a tratti anche interessante, ma va riguardata per quel che è: poco più di un giocattolo. Si trattava di una piccolissima stampante realizzata con strettissimi criteri di economicità, con una qualità di stampa ridotta e vincolata ad una speciale carta argentata larga 10 centimetri (poco più di una calcolatrice a rullo). Presentava un connettore a 21 poli che obbligava a rimuovere la stampante nel caso si volessero adoperare altre interfacce esterne dotate del connettore classico a 28+28 poli, inoltre il cavo di collegamento era inferiore ai 10 cm in quanto essendo l'unità non dotata di buffer, un cavo più lungo non poteva funzionare. Utilizzava un metodo molto particolare per stampare, bruciando mediante scintille lo strato argentato della carta con il difetto che la notevole quantità di polvere nera prodotta in breve tempo poteva finire per imbrattare tutta la stampante e provocare un notevole scadimento della qualità di stampa. Il tutto era sensibile ad eventuali imperfezioni del meccanismo di trascinamento, che essendo tutt' altro che perfetto comportava che dopo un pò la stampa divenisse tremolante [5]. Si trattava in definitiva di una stampante da hobbysti con un budget ridotto, utile al più per stampare listati e piccoli grafici.

Il registratore a cassette

La rivoluzione informatica destinata a portare il computer nella casa della gente comune richiedeva non solo la diffusione delle unità centrali, ma anche un'analoga diffusione di periferiche di memorizzazione. In un epoca in cui un disk drive poteva costare come e più del computer stesso la scelta di utilizzare media poco tecnologici e molto economici come le normali audiocassette fu quanto mai appropriata. Il registratore a cassette era la prima, tipica periferica che si collegava al computer e permetteva la memorizzazione di ampie quantità di dati. Lo scotto da pagare era la lentezza e la limitazione che derivava dall'uso di una unità ad accesso sequenziale. Lo Spectrum era fornito di due connettori audio (ingresso ed uscita) per il collegamento di un normale registratore musicale. Sebbene siano stati prodotti registratori specifici mirati all'utilizzo con gli home computer, la maggior parte dei comuni registratori andava bene e la scelta era lasciata all'utente. Anche per tali motivi, non venne mai posto in vendita uno specifico registratore Sinclair. La velocità di caricamento era ottima, compresa tra 1200 e 1500 baud. La velocità di per se elevata poneva però problemi di affidabilità e senza una buona cura di cassette e registratore era tutt'altro che difficile imbattersi nell'infausto "R Tape Loading Error". Fin dall'epoca dei PET la Commodore commercializzava un registratore dati dedicato, il cosiddetto Datassette. Esso era tipicamente il primo gadget che si acquistava insieme ad un computer Commodore e chi proveniva dal vecchio VIC-20 poteva riutilizzarne il registratore. Era infatti per motivi di compatibilità, con un occhio di riguardo a chi era già utente Commodore, che il Datassette era stato adottato anche per il nuovo Commodore 64. Uno dei principali difetti del Datassette era la sua lentezza. La scelta di sacrificare la velocità per migliorare l'affidabilità comportava che, oltre a vari altri check e segnali di sincronizzazione, i dati venissero registrati due volte all'interno del nastro, dimezzando la velocità ottenibile. Se nel VIC-20, stante la dimensione ridotta dei programmi, il problema era poco avvertito, sul C64 poteva divenire fastidioso. In realtà non era il Datassette stesso a costituire un problema, quanto le routine ed il formato di scrittura dei dati. Modificando queste routine era possibile ottenere velocità di caricamento assai superiori. Fin dal 1983 cominciarono ad apparire i cosiddetti turbo tape, programmi che modificando le routine in ROM raddoppiavano, triplicavano o moltiplicavano la velocità di caricamento. Dal punto di vista dei programmi commerciali, ogni casa finì per adottare un suo loader veloce, con i migliori che divennero poi anche i più utilizzati. Anche per lo Spectrum vennero realizzati diversi turbo loader, sebbene l'incremento di una velocità di trasferimento già di per se elevata comportasse ancora maggiore attenzione e l'affidabilità divenisse critica. Mediamente la maggior parte dei giochi e programmi su nastro per le due macchine caricavano in un tempo simile, valutabile in alcuni minuti, di solito da 3 a 6 a seconda della lunghezza del programma. Con il diffondersi del C64 apparvero diversi cloni del Datassette, generalmente proposti ad un prezzo inferiore, ed interfacce per poter collegare normali registratori audio.
Registratore WH Smith
per Spectrum
Commodore 1531 Datassette
Registratore Phonemark per Commodore 64
Periferiche Commodore per C64

A differenza della Sinclair, la Commodore si preoccupò di dotare il C64 di un'ampia gamma di periferiche che consentissero di affiancare all'utilizzo hobbystico anche quello semiprofessionale. La compatibilità con le periferiche delle macchine esistenti (quasi in toto con il VIC-20, in parte con i PET) e di quelle a venire (come il Commodore 128 e più in generale tutte le unità con bus seriale CBM) rendeva disponibile un buon parco accessori continuamente rinnovato dalla comparsa di nuovi modelli che mantenevano la compatibilità con il C64. Oltre al Datassette ed al drive 1541, che tratteremo successivamente, lungo l'arco della vita del C64 la Commodore rese disponibili numerose stampanti di buona qualità, tutte ad 80 colonne, testuali, grafiche e persino a colori. Poste in vendita nei primi anni furono la MPS-801, MPS-802 ed MPS-803, seguite dalla serie 1200 con alcuni modelli che integravano sia la seriale CBM che la parallela Centronics permettendone l'uso sul Commodore 64 e sull'Amiga. Grazie a specifici accordi alcuni modelli erano appositamente realizzati da produttori specializzati come Okimate o Seikosha. Repackaging della Okimate 10 era ad esempio la MCS-810, stampante grafica a colori. Disponibili anche MCS-801, sempre a colori, e DPS-1101 stampante a margherita. Da non dimenticare il piccolo ma interessante plotter a 4 colori Commodore 1520.
Alcune delle stampanti Commodore disponibili per C64

Tra le altre periferiche commercializzate dalla Commodore trovavamo una serie di modem quali il 1650 e 1660 a 300 baud seguiti dal 1670 a 300/1200 baud, Hayes compatibile, più alcune versioni localizzate per l'utilizzo con specifici servizi, il Compunet Modem da 1200 baud per il servizio Compunet in Gran Bretagna, il BTX-II Decoder in Germania, l' Adattatore Telematico in Italia. Disponibili anche monitor con ingressi compositi e Y/C tra i quali ricordiamo i Commodore 1701, 1702, 1801, 1802 e 1901/1902 con in più ingresso RGB per poter essere utilizzati anche con Commodore 128 e Amiga. Con l'arrivo di GEOS furono rilasciati anche i mouse Commodore 1350 e 1351. Altre interessanti periferiche ed espansioni comprendevano uno sfortunato modulo per il CP/M, tre espansioni di memoria della serie 1700 per realizzare RAM disk da 128, 256 o 512 Kilobytes, modulo sintetizzatore vocale Magic Voice, modulo sintetizzatore musicale Sound Expander per espandere le capacità del SID, modulo campionatore Sound Sampler, e dei canonici controller paddle e joystick.

I disk drive Commodore

La storia del primo disk drive per Commodore 64 è abbastanza controversa e affonda le sue radici nella realizzazione del precedente VIC-20. All'epoca della progettazione del piccolo VIC, nel 1980, si era optato per un unità a dischi seriale, in modo da non far levitare troppo il prezzo di tale periferica che normalmente, su computer dal costo assai più elevato, era di tipo parallelo. La gestione del bus seriale era affidata all'integrato 6522 VIA. Purtroppo in fase avanzata di realizzazione fu scoperto un bug in questo chip che rese necessario rallentare il drive per ottenere un corretto funzionamento. Si trattava comunque di un problema poco sentito, considerata la minor dimensione dei programmi per VIC-20. Nel C64, che montava i nuovi 6526, tale bug era stato risolto e gli ingegneri della Commodore avrebbero potuto e voluto portare la velocità a livelli assai più elevati. Ma a questo punto il reparto marketing intervenne e decretò che la compatibilità con il VIC-20 era prioritaria. In tal modo i vecchi utenti che fossero migrati al C64 avrebbero potuto mantenere il loro floppy drive mentre i nuovi avrebbero potuto avvalersi di un drive già disponibile sul mercato. Tale modello era il VIC-1541. Tuttavia, poiché la causa prima del rallentamento del 1541 era scomparsa, il mantenimento della compatibilità comportò un abbassamento della velocità di trasferimento a livelli persino inferiori a quelli del VIC-20, finendo per attestarsi intorno ai 4-500 Byte al secondo. Poco dopo, revisionato con un nuovo case in stile col C64, venne reso disponibile il Commodore 1541, il drive che avrebbe accompagnato migliaia di Commodore 64.
Commodore VIC-1541
Commodore 1541
Esempio di dischetti
di giochi ed applicativi
originali per Commodore 64
Nonostante il problema iniziale della lentezza, il 1541 ebbe grande successo. Perche? I motivi principali risiedono in tre parole: affidabilità, versatilità, standard. Il 1541 era una unità robusta ed affidabile, costruita con meccanica ALPS e dotata del suo alimentatore interno, non dipendeva per niente dal computer. Assai meno sensibile al disallineamento dei suoi successori, se trattato col dovuto rispetto e sottoposto ad una pulizia periodica della testina poteva lavorare instancabilmente senza fare mai una piega, tanto che molti 1541 risultano perfettamente funzionanti ancora oggi, a distanza di vent'anni. Versatile, proprio per come era stato costruito, apparteneva alle cosiddette "periferiche intelligenti". Dotato di un suo processore interno, una sua RAM ed una sua ROM, era praticamente un secondo computer che non pesava assolutamente sul C64 al quale veniva collegato, lasciandolo libero di dedicarsi ad altri compiti durante i caricamenti. Il DOS in ROM lo rendeva pronto all'uso all'accensione, mentre mediante appositi comandi poteva essere programmato dall'utente, memorizzando il codice nei 2K di RAM interna. Una volta programmato poteva perfino formattare o copiare dischetti per conto proprio o con un secondo 1541, entrambi fisicamente scollegati dal computer. La possibilità di utilizzare 4 tipi diversi di file (programma, utente, sequenziale e relativo) lo rendeva idoneo a memorizzare documenti ed archivi organizzati in record e campi realizzando versatili database su disco. Disponibile fin dall'inizio, il 1541 si diffuse velocemente tra gli utenti del C64 negli U.S.A. ed ebbe una buona penetrazione anche in Europa, specialmente Germania, ma anche Gran Bretagna, Scandinavia e Italia, fino a divenire l'unita a dischetti standard per il Commodore 64. A differenza dello Spectrum, ciò permise lo sviluppo in massa di giochi e applicativi basati su disco, più versatili, più complessi e di maggiori dimensioni rispetto alle controparti su cassetta. Utilizzando normali dischetti da 5"1/2 da 170K, facilmente raddoppiabili in capacità, permetteva agli utenti di disporre di media economici e standard per lo scambio di dati e programmi e schiudeva loro un nuovo mondo di software ludico e professionale.
Ma c'è un aspetto in più che è importante esaminare. Tornando alla velocità di trasferimento, si deve precisare che il limite non è nell'hardware. Sia il 1541 che il C64 sono infatti in grado trasferire dati a velocità ben superiori a 10K al secondo. Il rallentamento era determinato dal protocollo software utilizzato, protocollo che, ricordando le caratteristiche del C64, era possibile modificare o sostituire. Ben presto cominciarono ad apparire soluzioni che risolvevano semplicemente in software il problema della velocità, affiancate da soluzioni hardware ancora più performanti. I modi per velocizzare il drive erano in pratica quattro: con un programma su disco, con un programma su cartuccia, con kit di sostituzione delle ROM, con interfacce parallele. I primimissimi ad apparire furono una serie di programmini chiamati Turbo Disk o Fast Loader, programmi che piano piano si diffusero anche all'interno di giochi e prodotti commerciali sotto forma di caricatori. I più semplici incrementavano la velocità di circa il 400%. Molti di questi programmi vennero commercializzati anche su cartuccia, in modo da essere sempre disponibili all'accensione. Una delle prime ad apparire fu la Epyx Fast Load già dal 1984. Essa conteneva anche comandi aggiuntivi per la gestione del disco ed un monitor di sistema. Molte di queste cartucce venivano realizzate anche da negozi di informatica locali, spesso riempite di tool come programmi di copia, gestione dischi, comandi aggiuntivi, turbo tape, e perfino word processor. Ricordiamo ad esempio la ES-9 della Electronics Service, la Turbo Disk 64 della Softcom, la Turbo DOS importata dalla Computerhouse [6]. Gli incrementi di velocità di queste prime cartucce erano nell'ordine del 500-600%. La seconda generazione portò sviluppi ancora più interessanti e tra esse spicca la serie delle Action Replay, cartucce freezer dalle innumerevoli funzioni. Il loro caricatore turbo incrementava la velocità del 1541 fino a 10-11 volte. Ma salvando in uno specifico formato era possibile utilizzare il Warp 25, loader custom che portava la velocità a quasi 10K al secondo e che poteva essere salvato su dischetto insieme ai programmi svincolando così l'utente dalla cartuccia. Ciò significava che programmi di ad esempio 30-40K caricavano in meno di 5 secondi, e davvero non si avvertiva l'esigenza di ulteriori incrementi. Altre soluzioni riguardavano il montaggio di kit, generalmente eprom, che sostituivano le ROM del C64 e del 1541, realizzando così un vero e proprio upgrade delle macchina con un nuovo kernal e nuove routine di trasferimento, generalmente attivabili tramite un interruttore. Si poteva infine arrivare ad una "parallelizzazione" del 1541 mediante speciali kit comprensivi di eprom e cavo di interfaccia parallelo. Ricordiamo prodotti come SpeedDOS e Dolphin DOS in grado di accellerare le operazioni di 10-20 volte, ed il famoso Jiffy DOS che lavorava su bus seriale. Inutile dire che tutti questi sistemi mantenevano la compatibilità.
La cartuccia
Epyx Fast Load
Stampante Alphacom 32
Drive Oceanic OC-118
Periferiche di terze parti

La produzione di periferiche di terze parti sia per lo Spectrum che per il Commodore 64 è vastissima ed è praticamente impossibile analizzarla tutta. Essa coinvolgeva dalle grandi compagnie ai negozi di informatica, magari con un piccolo laboratorio dove sviluppare semplici interfacce, alle riviste di elettronica che proponevano progetti e kit. Per il C64 venivano prodotte interfacce di ogni tipo, parallele Centronics, interfacce IEEE488, interfacce MIDI, tastiere musicali, digitalizzatori, programmatori di eprom, sistemi di sintesi vocale, tavolette grafiche, penne ottiche, mouse, tastierini numerici, streamer, hard disk, modem, accessori per radioamatori, schede multi cartuccia, perfino sistemi di domotica, bracci robot e molto altro. Molti di questi gadget trovavano un loro corrispettivo sullo Spectrum, anche se buona parte delle periferiche si concentrava nel risolvere i limiti della macchina e quindi molti produttori realizzavano tastiere aggiuntive e interfacce joystick. Tra le tante, ci soffermiamo solamente su due importanti periferiche come i disk drive e le stampanti. Nonostante la sua popolarità, il parco stampanti direttamente collegabili allo Spectrum è rimasto sempre molto ridotto. Non erano molti infatti i produttori che realizzavano stampanti interfacciabili al connettore di espansione dello Spectrum, in genere gli utenti in cerca di stampanti serie dovevano rivolgersi a modelli paralleli Centronics o seriali RS-232. Questo comportava l'acquisto di una ulteriore interfaccia esterna per il collegamento. Tra le poche stampanti immediatamente utilizzabili con lo Spectrum ricordiamo le piccole Seikosha GP-50S e Alphacom 32 termica, oggetti sicuramente superiori alla vecchia ZX Printer ma ancora lontani dalla qualità di una normale 80 colonne. Al contrario, molte furono le stampanti proposte per il Commodore 64 dotate di connettore seriale CBM e quindi subito utilizzabili. Produttori come Alphacom, Blue Chip Electronics, Cardco, C. Itoh, Epson, Ergo Systems, Leading Edge, Okidata, Star Micronics, Seikosha, Riteman ed altri avevano in catalogo le loro proposte per gli utenti del C64, tutte stampanti ad 80 colonne e qualche volta, come nel caso della Riteman C+, perfino 132 colonne! [7] [8]. Per quanto riguarda i disk drive, la delusione dovuta ai microdrive fece nascere negli utenti Spectrum una domanda di memorie di massa affidabili, alla quale molti produttori risposero positivamente. Nomi come Opus, Disciple, Beta Disk divennero familiari a chi voleva orientarsi verso un vero disk drive. A volte si trattava solo di interfacce per poter collegare drive da acquistare a parte, a volte di veri e propri sistemi integrati non solo completi di interfaccia, ma anche ulteriori porte. Si pensi alla Opus Discovery che integrava drive da 3"1/2, interfaccia, porta parallela per stampante, porta joystick e connettore monitor. In italia ricevettero una certa attenzione le unità Sandy-Fieci. Si trattava di periferiche affidabili, molto veloci ma che avevano il loro costo, ben superiore a quello dei piccoli microdrive. Il kit Sandy ad esempio, nella versione con capacità da 100K per disco, costava nel 1984 oltre 700.000 Lire. Nessuna di queste unità ebbe una diffusione in grandi numeri. Si trattava purtroppo di modelli rigorosamente incompatibili tra loro, con scarso, se non nullo, supporto da parte dei produttori di software e spesso relegate a mezzi di archiviazione personale. La maggioranza degli utenti Spectrum, come già osservato, restò sempre forzatamente legata al software su cassetta. Sul versante Commodore, la presenza fin da subito di un disk drive standard e di semplici metodi per superare l'inconveniente della lentezza rese la domanda di unità alternative assai minore. La stessa Commodore comunque, provvedette ad immettere sul mercato altre unità quali il l'SFD 1001 parallelo da 1 MB, il 1570, il 1541-II e il 1581 da 3"1/2 e 800K. Anche alcuni altri produttori immisero sul mercato drive specifici per Commodore 64, generalmente più compatti e veloci del 1541. Ricordiamo il Roctec RF512C, gli Oceanic OC-118 e OC-168, l' Indus GT ed i drive MSD singolo e doppio.
  Riferimenti
[1] Microdrives and Interface 1, The Speccy Zone
[2] Sinclair User, giugno 1984
[3],[4]
Racing to the Tape, Sinclair User, dicembre 1984
[5] MC Microcomputer, ottobre 1984
[6] MC Microcomputer, novembre 1985
[7] MC Microcomputer, luglio 1985
[8] COMPUTE!'s Gazette, marzo 1985